L’11 marzo 2014 viene sospesa l’AIA (autorizzazione integrata ambientale) concessa a Tirreno Power da parte del ministero dell’ambiente, e la centrale è sequestrata. La procura di Savona indaga diversi dirigenti per disastro ambientale e omicidio colposo.
Da qui siamo partiti, pochi giorni dopo gli avvenimenti che hanno colto tutti di sorpresa, per raccontare la realtà di Vado Ligure, Quiliano e Savona. Una situazione poco conosciuta, rispetto ad altre realtà che hanno conquistato le prime pagine dei giornali, ma che nella sua unicità rappresenta l’ennesimo caso emblematico di contrapposizione tra salute e lavoro.
Il documentario tratteggia gli elementi che in questa storia sono messi in gioco: il lavoro (attraverso le parole degli operai), la salute (grazie all’intervento delle associazioni che se ne curano) e la quotidianità (registrata nei luoghi di aggregazione e di consumo, ma anche attraverso delle eccezioni).
L’impianto termoelettrico e le sue ciminiere fanno parte dell’immaginario savonese. Da ogni punto di osservazione riempiono l’orizzonte con la loro presenza. Da un lato, la tradizione operaia della città ha visto nella centrale il punto saldo di una catena produttiva che impiegava migliaia di persone che con orgoglio producevano energia. Dall’altro, nel corso dei decenni quei due ingombranti pennacchi fumanti sono diventati il simbolo della diffusione tra la popolazione di malattie tanto malefiche quanto inarrestabili. Lo stesso simbolo, pervasivo e ingombrante, visto in luce opposta ha creato due linee di pensiero.
Lo scontro tra operai e cittadini si delinea come l’ennesima “guerra tra poveri”. Sono loro, infatti, gli unici a subire quotidianamente gli effetti di una realtà instabile, che crea da una parte problemi alla salute e dall’altra problemi di occupazione. Nella contrapposizione errata tra salute e lavoro si materializzano una volta di più gli errori protratti negli anni da parte di una classe politica e dirigente spesso cieca, o non curante dei veri bisogni dei cittadini. E’ questo il brutto male che si “respira” a Vado come in molti altri luoghi d’Italia.
Il documentario racconta un luogo preciso, Vado Ligure, fortemente caratterizzato dall’influenza della centrale a carbone Tirreno Power. Il lavoro non si concentra sulla Storia del sito industriale, tenta invece di raccontare il presente nell’anno decisivo per la sorte dell’impianto. Il 2014 infatti, è stato l’anno che ha visto la chiusura dei gruppi a carbone da parte della magistratura. Il declino della produzione industriale ha investito l’area, portando sindacati e lavoratori a difendere l’ultimo grande impianto industriale della zona.
Invece, vista la crescente consapevolezza sociale dei rischi provocati dalla combustione del carbone, la comunità ha iniziato a organizzarsi in comitati e movimenti di lotta per la chiusura dell’impianto e di sensibilizzazione sul problema soprattutto nei confronti di chi ha subito danni da inquinamento ambientale.
In particolare l’associazione “Medicina Democratica” ha iniziato la raccolta di cartelle sanitarie da poter presentare come materiale giuridico a favore della tesi che correla la centrale all’aumento del tasso di mortalità percentuale medio, il più alto della Liguria.
Attraverso la voce delle persone coinvolte (lavoratori, comitati cittadini, esperti di salute pubblica) ci viene mostrato il quadro generale sulla questione, sulle sue particolarità e unicità.
Il film ha partecipato al 18° Festival Cinemambiente di Torino nella Sezione Concorso Documentari Italiani.