Cento anni di industria a Savona
“La distruzione del passato, o meglio la distruzione dei meccanismi sociali che connettono l’esperienza dei contemporanei a quella delle generazioni precedenti, è uno dei fenomeni più tipici e insieme più strani degli ultimi anni del novecento.
La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze alla fine del secolo è cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi vivono.
Questo fa sì che gli storici, il cui compito è di ricordare ciò che gli altri dimenticano, siano più essenziali alla fine del secondo millennio di quanto non lo siano mai stati prima.
Ma proprio per questo devono essere più che semplici cronisti e compilatori di memorie, sebbene anche questa sia la loro necessaria funzione”.
Eric Hobsbawm, Il secolo breve, 1994
“Se si vuole descrivere un luogo, descriverlo completamente, non come un’apparenza momentanea ma come una porzione di spazio che ha una forma, un senso e un perché, bisogna rappresentarlo attraversato dalla dimensione del tempo, bisogna rappresentare tutto ciò che in questo spazio si muove, d’un moto rapidissimo o con inesorabile lentezza: tutti gli elementi che questo spazio contiene o ha contenuto nelle sue relazioni passate, presenti e future.
Cioè la vera descrizione di un paesaggio finisce per contenere la storia di quel paesaggio, dell’insieme dei fatti che hanno lentamente contribuito a determinare la forma con cui esso si presenta ai nostri occhi, l’equilibrio che si manifesta in ogni suo momento tra le forze che lo tengono insieme e le forze che tendono a disgregarlo”.
Italo Calvino nella prefazione al testo su Savona Ferro Rosso, Terra Verde, commissionato dall’Italsider, 1974
«[…] la vera descrizione di un paesaggio finisce per contenere la storia di quel paesaggio, dell’insieme dei fatti che hanno lentamente contribuito a determinare la forma con cui esso si presenta ai nostri occhi, l’equilibrio che si manifesta in ogni suo momento tra le forze che lo tengono insieme e le forze che tendono a disgregarlo». Italo Calvino – Savona, storia e natura
La ricerca La Fabbrica e la Città Porto si è rivolta alla storia industriale della città di Savona a partire dal 1861, attraverso le vicende della sua fabbrica più importante, l’ILVA, situata nel cuore della città. Savona rappresenta a nostro modo di vedere un esempio paradigmatico dello sviluppo capitalistico in Italia (e non solo). L’indagine, strutturata attraverso una metodologia basata sulla raccolta di testimonianze, si è posta l’obiettivo di creare una storia orale del territorio attraverso lo strumento audiovisivo. Essa ha portato alla creazione – con la collaborazione con gli studenti del Corso di Comunicazione dell’Università di Genova – di un archivio della memoria in continua espansione, e alla realizzazione di due documentari. La Fabbrica e la Città-Porto, L’età del ferro e Memoria Fossile sono quindi un corpus dinamico di strumenti di ricerca rivolti allo studio di un’era geologica scomparsa, nella quale si è assistito alla nascita, allo sviluppo e alla fine della fabbrica dell’ILVA. Con la chiusura dello stabilimento nel 1994 inizia una mutazione genetica di questo territorio, in cui è scelto di socializzare le perdite e privatizzare i profitti. Contestualmente alla sparizione di quello stabilimento è avvenuta l’erosione della memoria della collettività, che la ricerca audiovisiva si è proposta di rintracciare. Ma il progetto di recupero della memoria continua. La storia della città industriale si mescola alle storie della città-porto, che ha contribuito e tuttora contribuisce – seppur in misura minore – a dare una fisionomia a questo territorio. Senza dimenticare le stagioni delle lotte, dalla Resistenza agli anni più recenti.
«Entriamo nel porto di Savona. Una selva di ciminiere di fabbriche e di fonderie, alimentate ogni giorno da quattro o cinque bastimenti a vapore inglesi carichi di carbone, vomita in cielo, attraverso bocche gigantesche, tortuose volute di fumo, che ricadono sulla città sotto forma di fuliggine, che la brezza trasporta di quartiere in quartiere, come una neve infernale. Rematori e cabotieri, se volete conservare immacolate le vele bianche delle vostre piccole imbarcazioni, non entrate in questo porto! ». Guy de Maupassant – La vita errante
IL PROGETTO
PREMESSA
La Fabbrica e la Città vuole essere una ricognizione attraverso testimonianze e documentazione d’epoca di un periodo ormai concluso. Vogliamo cercare gli ultimi retaggi di una cultura scomparsa, in questo territorio, perché svanita sotto i colpi della modernizzazione, delle modifiche economiche, produttive e urbanistiche. Lo strumento adottato è quello proprio del linguaggio audiovisivo, che tenta di unire ricerca a divulgazione, indizi a frammenti, memoria a testimonianza, con l’obiettivo di restituire e rappresentare l’affresco di un’epoca.